COMANDAMENTO n°5 : DPI ANTICONTAGIO IN AZIENDA – Scopri come gestirli
Dal 2020 le aziende si trovano a dover affrontare una nuova problematica importante che purtroppo le accompagnerà per parecchio tempo.
Come gestire correttamente i DPI anticontagio prodotti nella propria azienda .
A questo tema ho dedicato un intero Comandamento del mio ultimo Libro BESTSELLER Amazon : RIFIUTI SANITARI IN AZIENDA . “I 9+1 Comandamenti antisanzione e anticontagio”.
Il Comandamento 5.
Di seguito puoi leggerlo in anteprima.
Per farti risparmiare tempo ti anticipo che se hai casi di covid in azienda puoi leggere subito il sottocapitolo 5.1 .
Mentre se non hai avuto casi covid , allora leggi dal sottocapitolo 5.2 in poi, sicuramente troverai qualche spunto di riflessione interessante.
Questo l’indice degli argomenti del Capitolo 5:
5.1 Gestione Rifiuti Sanitari in Aziende che hanno avuto casi di contagio
5.2 Gestione Rifiuti Sanitari in Aziende che non hanno avuto casi di contagio
5.3 ISPRA (cos’è e a cosa serve)
5.3.1. Come valutare la ragionevole certezza di assenza contagio
5.4 Studio sulla persistenza del virus sulle diverse superfici
COMANDAMENTO n°5
DPI ANTICONTAGIO IN AZIENDA
Come gestirli correttamente azzerando ogni rischio contagio
Come devono essere gestiti i Rifiuti SPECIALI costituiti in particolar modo dai Dpi di scarto anti-contagio (Mascherine guanti ecc. ) usati per evitare la diffusione di virus e batteri ?
Per i rifiuti Speciali , provenienti da Strutture non Sanitarie di carattere produttivo, (Es. aziende uffici pubblici, mezzi di trasporto , scuole e altri ambienti non sanitari) è necessario distinguere 2 casistiche : (previste tra l’altro anche nella “Circolare del Ministero della Sanità n° 5443 del 22-02-2020” e dal “Rapporto ISS COVID-19 n° 26/2020 del 18-05-2020” , che definisce come gestire i rifiuti costituiti da DPI di scarto.
Esaminiamo le due casistiche di seguito.
5.1.
1^ CASISTICA: STRUTTURE NON SANITARIE (IMPRESE) CHE PRESENTANO CASI DI CONTAGIO
Per le Strutture Non Sanitarie, quali Stanze , uffici pubblici, mezzi di trasporto , scuole e altri ambienti non sanitari, Aziende dove abbiano soggiornato casi confermati di Covid-19, sempre sulla base della “Circolare del Ministero della Sanita n° 5443 del 22-02-2020”, rimane l’obbligatorietà dello smaltimento dei rifiuti costituiti dai DPI come : CER: 180103 Rifiuti potenzialmente Infetti di Cat. B (ADR SI : UN 3291)
5.2.
2^ CASISTICA: STRUTTURE NON SANITARIE (IMPRESE) SENZA CASI DI CONTAGIO DA VIRUS
Per questa tipologia di produttore , Strutture Non Sanitarie senza casi di contagio, la prima Circolare Del Ministero della Sanità sopraindicata, non ha definito la modalità di gestione.
Tuttavia, esclusivamente per questo periodo di emergenza (fino alla sua conclusione) alcune Regioni per prime, quali, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto (Vedi articolo sulle ordinanze regionali “ https://www.eco-industria.com/rifiuti-sanitari-emergenza-coronavirus/ “), per evitare il sovraccarico dei forni inceneritori, consentono di gestire i rifiuti costituiti dai DPI usati per limitare il contagio, direttamente nella raccolta indifferenziata , (seppur con i dovuti accorgimenti di confezionamento resistente alle rotture).
Ritengo questa, una decisione troppo frettolosa , (per non dire scellerata) decisa dalla paura che i forni inceneritori non reggano l’impatto delle grosse quantità di rifiuti sanitari provenienti dai vari punti di produzione (Aziende, case di cura, ospedali, ambulatori).
Al momento, malgrado il consistente aumento di quantità ritirata, non mi risulta ci siano delle difficoltà di gestione negli impianti di smaltimento rifiuti sanitari, ed anche le previsioni produttive di rifiuti sanitari potenzialmente infette corrispondono a quantità nettamente inferiori alle capacità ricettive degli inceneritori dedicati a queste tipologie di rifiuti.
Questa mia valutazione è supportata dal COMUNICATO ISPRA 16-05-20.
Di seguito spiego il perchè di questa mia valutazione.
5.3 ISPRA
L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) rappresenta il braccio scientifico del Ministero dell’Ambiente.
E’ un Ente pubblico di ricerca che coordina e a cui fanno riferimento, tutte le Arpa Regionali e Provinciali.
Svolge funzioni tecniche e scientifiche sia a supporto del Ministero dell’Ambiente sia direttamente con le Arpa locali , tramite attività di monitoraggio, di valutazione, di controllo , di ispezione e di gestione dell’informazione ambientale.
L’Ispra nel suo COMUNICATO ISPRA 16-05-20 fa un calcolo certosino sulla capacità produttiva nazionale di rifiuti potenzialmente infetti costituiti da mascherine e guanti.
Riporta il confronto con lo spazio disponibile nei 42 impianti di termovalorizzazione in grado di gestire i rifiuti sanitari . 342.000 tonnellate annue.
Con un ritiro annuo standard (da dati mud 2018) di c.ca 140.000 ton, rimarrebbe uno spazio per c.ca 200.000 ton annue.
La quantità di mascherine (valore calcolato medio c.ca 100.000 ton) e di guanti (valore calcolato medio di c.ca 200.000 ton) , potenzialmente prodotto , anche se superiore alla capacità di ricevimento, non pregiudicherà la capacità di ritiro degli impianti, in quanto la stragrande maggioranza di mascherine e guanti proviene da nuclei domestici che venendo raccolti tra i rifiuti indifferenziati dei rifiuti urbani, seguirà principalmente la via della discarica e non andrà a portare via spazi importanti negli inceneritori per sanitari.
5.3.1. La Ragionevole Certezza
Per quanto riguarda la classificazione , l’Ispra sempre nel COMUNICATO ISPRA 16-05-20 al punto 1.2.3 specifica che la responsabilità rimane sempre in capo al produttore, e che potrebbe utilizzare il cer 150203 tipico dei dpi di scarto, “Solo ove sia possibile, escludere , con ragionevole certezza, … il potenziale rischio infettivo” .
Alla fine del paragrafo specifica anche gli “ elementi di valutazione finalizzati all’esclusione del potenziale rischio infettivo … “
- Monitoraggio dei casi di positività al virus dei lavoartori negli ultimi 15 giorni
- Utilizzo di sistemi di sterilizzazione rifiuti
- Possibilità di applicare procedure di quarantena interna dei rifiuti per garantire l’abbattimento della carica virale.
Capacità di sopravvivenza del virus
Per completezza, è bene considerare anche il comunicato dell’ISS Istituto Superiore della sanità , che pubblica una serie di studi (vedi par. 5.4) che indicano come il virus abbia capacità di resistenza variabile in base alle superfici su cui si instaura che può variare da poche ore , fino a 9 giorni.
Da 3 ore su carta da stampa e carta per uso igienico, fino a 24 ore su legno, e 3-4 giorni su superfici lisce quali acciaio e plastica. Ma fa riflettere molto il fatto che sul tessuto esterno delle mascherine chirurgiche monouso il virus persiste fino a 7 giorni.
Alla luce di quanto sopra , consigliamo di applicare il principio cautelativo , valutando ogni azienda caso per caso, e come indicazione principale consigliamo di attivarsi per essere in grado di rispettare la normativa sui rifiuti potenzialmente infetti in ogni momento.
Basterà adottare questi semplici criteri:
-raccogliere separatamente i dpi a rischio contaminazione (guanti monouso ma soprattutto le mascherine) in sacchetti di plastica posti all’interno di contenitori rigidi.
-Successivamente gestire tali rifiuti sicuramente come potenzialmente infetti CER: 180103 Rifiuti potenzialmente Infetti di Cat. B (UN 3291) seguendo le linee guida di questo nostro Manuale sui rifiuti Sanitari e attivando un contratto con azienda specializzata in rifiuti sanitari.
5.4
Dati di studio sulla persistenza del Virus sulle superfici e indicazioni di gestione sicura delle Mascherine di scarto
Proseguendo le valutazioni del par. 5.3, esistono degli studi, pubblicati sul rapporto dell’ISS del 18-05-20, e del 31-05-20, sulla sopravvivenza di coronavirus umani su diverse tipologie di superfici, che mostrano, in condizioni sperimentali, che tali virus possono sopravvivere da 48 ore fino a 9 giorni in dipendenza della matrice/materiale, della concentrazione, della temperatura e dell’umidità.
Ad esempio, dati sperimentali relativi alla persistenza del virus SARS-CoV-2 su superfici, sono stati riportati in alcuni recenti studi ed hanno dimostrato che :
in condizioni di laboratorio, il virus in forma infettiva veniva rilevato
-per periodi inferiori alle 3 ore su carta da stampa e carta per uso igienico,
– fino a 24 ore su legno e tessuti, e
– 3-4 giorni su superfici lisce quali acciaio e plastica .
– Il virus invece persisteva sul tessuto esterno delle mascherine chirurgiche fino a 7 giorni.
In base a quanto sopra, quindi non trovo sicuramente logico, indirizzare le aziende ad una gestione precaria , nella frazione indifferenziata, di quei DPI , in particolare le mascherine, che rimangono i primi oggetti ad essere contaminati in caso di un soggetto infettato ma asintomatico .
Ed anche l’altra gestione alternativa suggerita , con cer 150203 Assorbenti materiali filtranti, stracci , indumenti protettivi, non può essere attivata se non si è attivata una delle 3 procedure indicate nel comunicato Ispra del 16-05 (vedi il paragrafo 5.3.1).
Il motivo per cui queste gestioni sono altamente incompatibili con la riduzione del contagio è semplicemente dovuto al fatto che nel caso della gestione nella frazione indifferenziata dei rifiuti urbani, questa tipologia di rifiuto, nel 99 % dei casi, non viene conferita direttamente in discarica o all’inceneritore per Rifiuti urbani
Essa infatti transita per un centro di stoccaggio , che esegue sicuramente una selezione e cernita manuale, dei materiali. Contribuendo alla diffusione del virus anziché al suo contenimento.
Per quanto riguarda la gestione nelle aziende dei rifiuti costituiti da Mascherine e guanti anticontagio , come “rifiuto speciale” non infettivo, cioè con cer 150203, l’Ispra nella sua circolare esplicativa consente l’utilizzo di tali EER/CER , appunto 150203 solamente se si possa escludere “con ragionevole certezza” il potenziale rischio infettivo.
Tra gli elementi di valutazione di questa “ragionevole certezza” indica i seguenti 3 : (già indicati al par. 5.3.1)
- Monitoraggio dei casi di positività al virus di tutti i lavoratori dell’Unità locale , entro gli ultimi 15 giorni prima dello smaltimento .
- Utilizzo di sistemi di sterilizzazione dei rifiuti
- Attivare procedure di quarantena interna dei rifiuti presso il luogo di produzione per un periodo di tempo adeguato al fine di garantire l’effettivo abbattimento della carica virale.
Se non viene applicato almeno 1 di questi interventi non si può escludere il rischio infettivo .
E non può essere attribuito il cer 150203.
Considerando quindi l’ultima nota dell’Ispra e soprattutto applicando il buon senso , possiamo concludere, che l’unica modalità di smaltimento che garantisca la corretta gestione di tali rifiuti nel rispetto della necessità di ridurre al massimo il rischio di contagio, rimane esclusivamente la gestione con
CER: 180103 Rifiuti potenzialmente Infetti di Cat. B (UN 3291)
Tale gestione è l’unica che prevede infatti automaticamente, la destinazione finale all’incenerimento senza manipolazione o trattamento intermedio di tali rifiuti.
NOTA IMPORTANTE :
Il comunicato dell’Iss n°26/2020 DEL 18-05-20 , dal titolo “Indicazioni ad interim su gestione e smaltimento di mascherine e guanti monouso provenienti da utilizzo domestico e non domestico”, rettifica parzialmente la sua prima indicazione.
In questo nuovo comunicato si indirizzano le aziende (che non hanno casi di contagio al loro interno) a gestire guanti e mascherine come rifiuti speciali con cer 150202/150203.
Un passo avanti è stato fatto rispetto alla gestione del rifiuto nella frazione indifferenziata.
Ma come al solito , ciò che viene proposto sulla carta, non è fattibile nella realtà, tranne che in casi eccezionali.
Il motivo è dovuto al fatto che lo smaltimento di guanti e mascherine con cer 150203/150202 dovrebbe avvenire senza ulteriori trattamenti o riconfezionamenti, ma andare direttamente all’incenerimento.
Cosa mai praticabile, in quanto tali codici rifiuti transitano sempre da centri di trattamento che preparano, riducendo volumetricamente, oppure triturando prima di avviare all’incenerimento molto spesso all’estero.
In questo modo non si riescono a rispettare le linee guida basilari per la gestione di rifiuti potenzialmente infetti , che impongono l’avvio diretto all’incenerimento senza alcun trattamento intermedio, se non la sterilizzazione.
Di conseguenza l’unica possibilità che consenta agli impianti di ritirare e gestire correttamente tali rifiuti è quella di ritirarli con il cer 180103.
Quindi ribadisco il mio parere , suffragato dalla nota DEL 16-05-20, dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale e Nspa (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) .
La comunicazione doveva essere piu chiara, nell’indirizzare le aziende a gestire guanti e mascherine , o almeno le mascherine, con il cer piu appropriato cioè 180103 relativo ai rifiuti potenzialmente infetti, lasciando a un unico organismo la possibilità di emettere chiarimenti sulle modalità di gestione dei rifiuti.
La nota dell’Ispra è già molto chiara nell’indirizzare le aziende che non abbiano attivato dei processi di sterilizzazione al loro interno oppure di monitoraggio ogni 15 giorni , del contagio su tutti i dipendenti, (non conosco personalmente aziende, non di carattere sanitario, che abbiano attivato una di queste 2 attività), a gestire guanti e mascherine , (sicuramente le mascherine), con L’UNICO CER corretto “180103” relativo ai rifiuti sanitari potenzialmente infetti.
Questo consente di utilizzare la filiera di gestione rifiuti sanitari già presente e ben organizzata qui in Italia, che attualmente, tra l’altro, è l’unica non ancora sofferente in termini di impianti finali.
Ed in seconda analisi , considerando i dati riportati all’inizio di questo par. 5.4, si ottiene una maggior sicurezza nazionale e si riduce ampiamente il rischio contagio da parte di oggetti entrati in contatto con possibili soggetti contagiati ma asintomatici,
Ed è questo che attualmente stiamo facendo con i nostri clienti.
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Un cordiale saluto e sempre …
Buoni rifiuti.
P.Fabio Tamassia
ECOINDUSTRIA Srl
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